biscotti ricci      

 
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È soprattutto nel periodo pasquale che a Palma di Montechiaro, la Donnafugata del romanzo "Il Gattopardo", esplode la produzione dei biscotti ricci di mandorla.  Si possono acquistare nelle pasticcerie locali e anche nel Monastero delle Benedettine dove, ancora oggi, le monache di clausura li preparano alla stessa maniera con cui venivano fatti i mandorlati che le loro antenate offrivano al Principe di Salina.

 
Palazzo Ducale   Chiesa Madre   Monastero delle Benedettine   romanzo "Il Gattopardo"
 

Il monastero di Santo Spirito era soggetto ad una rigida regola di clausura e l’ingresso ne era severamente vietato agli uomini. Appunto per questo il Principe era particolarmente lieto di visitarlo, perché per lui, discendente diretto della fondatrice, la esclusione non vigeva, e di questo suo privilegio, che divideva soltanto col Re di Napoli, era geloso e infantilmente fiero.

      Questa facoltà di canonica prepotenza era la causa principale, ma non l’unica, della sua predilezione per Santo Spirito. In quel luogo tutto gli piaceva, cominciando dall’umiltà del parlatorio rozzo, con la sua volta a botte centrata dal Gattopardo, con le duplici grate per le conversazioni, con la piccola ruota di legno per fare entrare e uscire i messaggi, con la porta ben squadrata che il Re e lui, soli maschi nel mondo, potevano lecitamente varcare. Gli piaceva l’aspetto delle suore con la loro larga bavetta di candidissimo lino a piegoline minute, spiccante sulla ruvida tonaca nera; si edificava nel sentir raccontare per la ventesima volta dalla badessa gli ingenui miracoli della Beata, nel vedere com’essa gli additasse l’angolo del giardino malinconico dove la Santa monaca aveva sospeso nell’aria un grosso sasso che il Demonio, innervosito dalla di lei austerità, le aveva scagliato addosso; si stupiva sempre vedendo incorniciate sulla parete di una cella le due lettere famose e indecifrabili, quella che la Beata Corbèra aveva scritto al diavolo per convertirlo al bene e la risposta che esprimeva, pare, per il rammarico di non poter obbedirle; gli piacevano i mandorlati che le monache confezionavano su ricette centenarie, gli piaceva ascoltare l’Uffizio nel coro, ed era financo contento di versare a quella comunità una parte non trascurabile del proprio reddito, così come voleva l’atto di fondazione.                       (Tratto da "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Feltrinelli Editore)

 

Guarda una parte del video "I luoghi del Gattopardo" di Filippo Arriva, trasmesso nel corso della trasmissione televisiva di RAI3 "Geo & Geo" del 6 gennaio 2010. »

 

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